venerdì 27 maggio 2011

Si chiude una porta

Ho appena scritto la parola fine alla mia tesi, è un momento importante, è anche un po' duro...Ho chiuso una Porta, in tutti i sensi, e ora cosa si aprirà???
Copio la conclusione della mia tesi, dopo una bella foto di Genova, città che amo e che avrei scelto per viverci se solo ne avessi avuto la possibilità.  Un po' come Chagall, anch'io se non avessi abbandonato Bologna mi sarei imbruttita!


Avevo l'impressione che se restavo ancora a Vitebsk 
mi sarei coperto di peli e di muschio  (Marc Chagall)

Mi accingo a concludere questo lavoro. Sono diverse le emozioni che provo, speranza, consapevolezza e gioia, ma anche paura, dubbio e tristezza.
Speranza perché se ho raggiunto questa meta posso proiettarmi nel futuro e raggiungerne altre, ma anche paura di quello che succederà, paura per quella parte di vita che non voglio e non posso controllare e che potrebbe essere dolorosa.
Consapevolezza per la potenza che ho sperimentato ascoltandomi, ascoltando e venendo ascoltata, consapevolezza dei miei limiti e delle mie potenzialità, consapevolezza che non è vero che non si può cambiare e che dietro ad una faccia arrabbiata o sconsolata c’è sempre un bambino che ha bisogno di un grande che gli indichi la strada. Ma anche dubbio sull’essere sufficientemente efficace, sulle capacità altrui, sul tempo che mi sembra sempre tiranno.
Gioia per esserci riuscita! Per aver avuto un profondo e sconosciuto piacere nello studio, per essere stata di aiuto, anche se piccolo piccolo, a Novella e Pasqualina che nel tempo si sono lasciate sempre più andare e si sono fidate e fatte conoscere da me. Tristezza perché concludere questa tesi significa anche avvicinarsi alla fine di un’esperienza bellissima passata tra Genova e Bologna, salutare tanti amici e tanti maestri.
Questo piccolissimo lavoro è infatti il risultato non solo di tre anni di corso ma anche di un periodo preziosissimo che mi sono regalata e che ho vissuto e goduto al massimo della mie capacità e possibilità. La decisione di lasciare la certezza di un lavoro a tempo indeterminato per concentrarmi sullo studio e sulla pratica del counseling è stato per me una vera e propria scelta, per la definizione di me, per misurare e scoprire i miei limiti e le mie capacità. E’ stata una creazione, o meglio ri-creazione, dove partendo dalla mia realtà, dalle scelte fatte in passato, dagli errori e dai successi già elaborati, con coraggio ed entusiasmo ho sperimentato, conosciuto, sbagliato, concretizzato un sapere che non è solo nozionistico, ma è diventato parte di me. Sono ben consapevole che il risultato finale di questo percorso, non me ne vogliano i docenti, è una informazione su cos’è l’AT e su cosa è il counseling, e che la formazione avverrà con tanto tempo e tanto pratica, ma nonostante questo e gli errori o orrori che commetto non mi demoralizzo, anzi, mi sento sostenuta, attratta e sedotta da questa continua ricerca, come se finalmente avessi trovato l’ambito cognitivo al quale dedicarmi con passione ed entusiasmo.

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