martedì 30 agosto 2011

Riflessi e trasparenze

Titolo: Ti sei mai sentita trasparente?
Protagonisti: io, un coupon mai usato,  la mia parrucchiera (che chiamerò Lella), la sorella della mia parrucchiera (che chiamerò Giusy), una vetrina di un negozio.


Svolgimento: Mi decido di andare dal parrucchiere, vero e proprio evento per me, l’ultima volta ci sono andata in febbraio. Vabbè, un taglio e un po’ di colore per mascherare il tempo che passa, sì sì è ora che me lo conceda....aspetta un po’ che guardo che non ci sia un Coupon…eccolo sì…Mi sento molto furba ad aver acquistato con 30 euro colore taglio colpi di luce, maschera rigenerante alle proteina di chissà che….
Telefono, accidenti….Il Coupon è inutile, tutto pieno per 20 giorni, MA NOOOOOOO ne ho bisogno, domani ho un appuntamento importante mica posso andare così…
Vabbè telefono alla mia solita (che poi con il ritmo con cui ci vado non è così solita!). Tutto ok, per fortuna è libera. L'indomani vado. Quando arrivo, Giusy mi dice che Lella non è ancora in negozio per un problema, se voglio posso aspettarla o tornare nel pomeriggio, altrimenti fa lei, che non ci sono problemi.
Rapido consultocon i miei Stati dell’Io: uno dice "si, perché no?!”, l’altro “prenderai la fregatura”, un altro “poverina, dalle fiducia”, il più pratico (ma sicuramente con lo sbrigati!!) dice “fa questa mattina che così sei libera nel pomeriggio”, dopo un secondo, in adattamento completo rispondo a Giusy: sì sì va bene, nessun problema, ehmmm ormai sono qui.
Sta qua inizia ad ubriacarmi di parole, di cose mezze dette come se io fossi una cliente abituale, di commenti su tutto, e poi tesoro di qua tesoro di là, ma come li vuoi i capelli? Così amore? E io: "Tagliali si ma tieni la lunghezza, scalati, davanti sfilati che facciano le puntine in avanti”. E lei, sì sì  fidati guarda che la sostituisco spesso la Lella,  e io: “Sì sì ti dico come voglio i capelli (dovrò dirtelo almeno una volta come li voglio o sei una veggente?)
E poi ricomincia, e sull’Iva, e sulle tasse, e su chi porta il cagnetto nella borsetta….insomma quando si dice chiacchiere da parrucchiere, e tra uno stordimento e un altro: “E allora come te li faccio qui davanti, tesoro? Così vanno bene?”  E io: “si ma…ecco non vorrei che venisse effetto frangia lunga, puoi sfilarli, scalarli, insomma  non tutti pari.”
“Si si  ma dove vai in vacanza, a no ma ci sei già stata, è vero è quasi settembre….è che lavoro un sacco sono stanca, poi Lella che è via e io che UHHUU....per carità.... quante clienti abbiamo avuto”
Miiiiii…..mi stai ad ascoltare??? Cacchio!! Posso dirti come li voglio??? Perchè mi hai preso in ostaggio sotto questa mantellina e ora mi punti le forbici alle orecchie e non mi ascolti??? E fai i capelli come pare a te???
“Ecco Giulia, ti piacciono??!”  “si si, ma cioè non capisco tanto sono bagnati…vorrei che non fossero pari, ma sfilati” “In che senso sfilati??” MA COME???????? È due ore che tento di dire come li voglio, cazzo perché non mi ascolti? Sei tu il parrucchiere non è difficile: i capelli o sono pari o sono sfilati in modo obliquo, io ce li ho dritti come spaghetti non è difficile fare il taglio sfilato, esistono i rasoietti, le forbici con i denti, la tecnica arrotola e taglia, che te lo devo dire io?
“Comunque amore ora ti asciugo e poi li sfilo come dici tu, li vuoi i semi di lino? E le ceramidi?"  “ehm no grazie, guarda….comprerei tutto, ma sai sono disoccupata, meglio che qualcosa risparmi” “ ah, siii hai ragione, con sti tempi….. E lo shampoo per mantenere la lucentezza?” E tu un apparecchio acustico?????????
“Bene Giulia, ho finito, guarda che belli, ti piacciono vero??” E qui il mio Bambino Adattato è venuto fuori in tutto il suo splendore: “SI, PERFETTI, SONO PROPRIO COME LI VOLEVO”
“Sembrano corti, ma in realtà la lunghezza c’è”  (EH??) Con terrore prendo lo specchio e mi guardo di dietro: non vedo niente, non ci sono capelli, tutti tagliati, corti, non ci sono, devo salire fino al collo per iniziare a vederli, e con il sorriso stampato in faccia continuo a dire “si si vanno bene”, me li sposto, me li metto davanti per simulare la lunghezza, mi concentro sulle punte sfilate, sul colore (bello)…ma i miei capelli non ci sono più, sono quella lunghezza stronza che si appoggia alle spalle che non si capisce se siano lunghi o corti….
Pago in silenzio, meditando su come sia stato possibile, eppure ero lì anch’io…e le cose le ho dette, non è che sono stata zitta, mi risveglio quando mi dice  “digita il Pin e premi il verde” e vedo la fattura:  possibile che un po’ di pappetta che chiamano maschera (tra l’altro assolutamente NECESSARIA a quanto pare) possa costare 7 euro, quasi come un piccolo tartufo…sarei proprio curiosa di sapere quanto viene a costare al povero cliente al kg la pappetta…perversione di un controller!



Conclusione: Tornando a casa mi guardo nel riflesso delle vetrine, guardo i miei capelli così maledettamente corti e mi sento proprio così: trasparente. Mi sento quel riflesso, che c’è ma che non si vede bene, che passa ma che non lascia traccia, che esiste ma di cui nessuno è preoccupato a vederne le vere sembianze ed ascoltare i desideri.
Fattore scatenante: un taglio di capelli.

martedì 16 agosto 2011

Ferragosto&CO


Era proprio quello che volevo fare, una bella gitarella…e così il 15 agosto, giorno consacrato al rito gavettoniano, alle grigliate e all’anguria a volontà, ho coinvolto il principe Tassi, con l’obiettivo di raggiungere il rifugio al lago Scaffaiolo, meta quasi insignificante per gli alpinisti, raggiungibile anche a zoppo galletto,  ma pur sempre un buon inizio per chi è da tanto che non fa trekking.
E così armati di qualsiasi cosa partiamo…l’avvicinamento in auto ci ruba 2 ore. Al cavone ci aspetta Antonio, ironman amico del principe che ha deciso di partire 4 ore prima e di farsi il tragitto da Bologna in bicicletta per poi farsi la scarpinata con noi (e ci mancava solo il giro del lago a nuoto così se sopravviveva era pronto per il triathlon!)
Bhè la passeggiata fin su è veramente breve, senza colpi di scena, né incontri di animali selvaggi, né di fiori rari…arrivati al rifugio ci attende un gruppo abbastanza folto di ferragostiani mezzi toscani che hanno avuto la nostra stessa idea, un cameriere niente male, una polenta condita con sughetti di ogni genere, crostata di mirtilli (da leccarsi i baffi blu!) e il TRIO MUTANDA!



E’ già perché sono alcuni anni che i rifugi, forse per far concorrenza ai bagni romagnoli dove il giorno di ferragosto c’è un pullulare di concerti e concertini, organizzano spettacoli musicali agli onesti alpinisti, saziandoli e viziandoli di ricompense, come se la soddisfazione della meta, il cibo e il panorama non fossero elementi sufficienti per dire: non vedo l’ora di rifarlo. Nessuna polemica per carità, solo che questa anima commerciale dei gestori dei rifugi mi fa pensare che i tempi sono proprio cambiati… Per fortuna la maestria degli organizzatori, e in questo caso c’è proprio da dire bravi, si è fatta notare e per allietare la digestione degli escursionisti  hanno optato per un repertorio di musica tradizionale-dialettale-di protesta-riflessione…e qualche pezzo di De Andrè che forse li racchiude tutti (e a me scendeva la lacrima!). Il complessino è composto da appunto tre alternativi a mezzo tra l’ intellettuale e l’hard rock. E così tra una ballata e un Bella ciao si è un po’ rivissuto la vita dei nostri nonni, delle immagini che facevano sorridere o commuovere, dei cantautori che non ci sono più, sentendoci tutti contenti e uguali, consapevoli che con pochi soldi, un po’ di entusiasmo e con un po’ di fantasia si può sopravvivere anche a Ferragosto…ora ci rimane da inventarsi un ultimo dell’anno, prima che la finanziaria ci obblighi a festeggiarlo il 4 gennaio!!!



giovedì 4 agosto 2011

Cheese cake alle pesche e mandorle

Come si fa a non fare una buona torta alla propria mamma quando compie gli anni? E così sabato scorso mi sono cimentata in un cheese cake mai provato prima: alla pesche e mandorle. Sinceraly che arrivi alla bontà della classica torta Cortinese (versione italiana del cheese cake ai frutti di bosco) non c’è nulla, ma non era male nemmeno questa versione un po' retrò come gusto. Per la base non ho usato i biscotti ma un disco ricavato dalla classica torta allo yogurt, più morbida e leggera dei biscotti e burro, quindi più adatta ad uno stomaco delicato, che ho arricchito con una spennellata di crema di mandorle. Il risultato è stato un dolce fresco e particolare, sparito in una sera!!


 Torta allo yogurt (per la base)
1 vasetto di yogurt bianco
½ vasetto di olio di semi
due vasetti di zucchero
2 uova
3 vasetti di farina
½ bustina di lievito vanigliato
Un po’ di buccia limone grattugiata
Crema di mandorle

Unire nell’ordine gli ingredienti, mescolando mano a mano,  quando si sarà formato un composto omogeneo, travasarlo in una tortiera con carta da forno. Infornare nel forno preriscaldato a 180° per 20 minuti.
Aspettare che raffreddi, poi dividere la torta in due dischi. Mettere un disco in un ring delle dimensioni desiderate togliendo la pasta in eccesso se è il caso e ricoprilo con uno strato di crema di mandorle pura, io ho usato quella di Bontà Siciliane. La quantità di crema da usare dipende dal gusto personale. L’altro disco non viene usato (ma può essere mangiato a colazione il giorno dopo!)

Per la crema
150 gr di cioccolato bianco
250 di philadephia light
2 pesche frullate
2 cucchiai di zucchero di canna

Fare sciogliere a bagno maria il cioccolato bianco, aspettare che si raffreddi un po’, ma non troppo. Unirvi il Philadelphia, lo zucchero e le pesche frullate, mescolare bene finchè tutto non sarà ben amalgamato.
Versare il composto nel ring e riporre in frigo per almeno 4 ore.

 
Si può decorare la torta con fettine di pesca e granella di mandorle sul bordo.