Titolo: Ti sei mai sentita trasparente?
Protagonisti: io, un coupon mai usato, la mia parrucchiera (che chiamerò Lella), la sorella della mia parrucchiera (che chiamerò Giusy), una vetrina di un negozio.
Svolgimento: Mi decido di andare dal parrucchiere, vero e proprio evento per me, l’ultima volta ci sono andata in febbraio. Vabbè, un taglio e un po’ di colore per mascherare il tempo che passa, sì sì è ora che me lo conceda....aspetta un po’ che guardo che non ci sia un Coupon…eccolo sì…Mi sento molto furba ad aver acquistato con 30 euro colore taglio colpi di luce, maschera rigenerante alle proteina di chissà che….
Telefono, accidenti….Il Coupon è inutile, tutto pieno per 20 giorni, MA NOOOOOOO ne ho bisogno, domani ho un appuntamento importante mica posso andare così…
Vabbè telefono alla mia solita (che poi con il ritmo con cui ci vado non è così solita!). Tutto ok, per fortuna è libera. L'indomani vado. Quando arrivo, Giusy mi dice che Lella non è ancora in negozio per un problema, se voglio posso aspettarla o tornare nel pomeriggio, altrimenti fa lei, che non ci sono problemi.
Rapido consultocon i miei Stati dell’Io: uno dice "si, perché no?!”, l’altro “prenderai la fregatura”, un altro “poverina, dalle fiducia”, il più pratico (ma sicuramente con lo sbrigati!!) dice “fa questa mattina che così sei libera nel pomeriggio”, dopo un secondo, in adattamento completo rispondo a Giusy: sì sì va bene, nessun problema, ehmmm ormai sono qui.
Sta qua inizia ad ubriacarmi di parole, di cose mezze dette come se io fossi una cliente abituale, di commenti su tutto, e poi tesoro di qua tesoro di là, ma come li vuoi i capelli? Così amore? E io: "Tagliali si ma tieni la lunghezza, scalati, davanti sfilati che facciano le puntine in avanti”. E lei, sì sì fidati guarda che la sostituisco spesso la Lella, e io: “Sì sì ti dico come voglio i capelli (dovrò dirtelo almeno una volta come li voglio o sei una veggente?)
E poi ricomincia, e sull’Iva, e sulle tasse, e su chi porta il cagnetto nella borsetta….insomma quando si dice chiacchiere da parrucchiere, e tra uno stordimento e un altro: “E allora come te li faccio qui davanti, tesoro? Così vanno bene?” E io: “si ma…ecco non vorrei che venisse effetto frangia lunga, puoi sfilarli, scalarli, insomma non tutti pari.”
“Si si ma dove vai in vacanza, a no ma ci sei già stata, è vero è quasi settembre….è che lavoro un sacco sono stanca, poi Lella che è via e io che UHHUU....per carità.... quante clienti abbiamo avuto”
Miiiiii…..mi stai ad ascoltare??? Cacchio!! Posso dirti come li voglio??? Perchè mi hai preso in ostaggio sotto questa mantellina e ora mi punti le forbici alle orecchie e non mi ascolti??? E fai i capelli come pare a te???
“Ecco Giulia, ti piacciono??!” “si si, ma cioè non capisco tanto sono bagnati…vorrei che non fossero pari, ma sfilati” “In che senso sfilati??” MA COME???????? È due ore che tento di dire come li voglio, cazzo perché non mi ascolti? Sei tu il parrucchiere non è difficile: i capelli o sono pari o sono sfilati in modo obliquo, io ce li ho dritti come spaghetti non è difficile fare il taglio sfilato, esistono i rasoietti, le forbici con i denti, la tecnica arrotola e taglia, che te lo devo dire io?
“Comunque amore ora ti asciugo e poi li sfilo come dici tu, li vuoi i semi di lino? E le ceramidi?" “ehm no grazie, guarda….comprerei tutto, ma sai sono disoccupata, meglio che qualcosa risparmi” “ ah, siii hai ragione, con sti tempi….. E lo shampoo per mantenere la lucentezza?” E tu un apparecchio acustico?????????
“Bene Giulia, ho finito, guarda che belli, ti piacciono vero??” E qui il mio Bambino Adattato è venuto fuori in tutto il suo splendore: “SI, PERFETTI, SONO PROPRIO COME LI VOLEVO”
“Sembrano corti, ma in realtà la lunghezza c’è” (EH??) Con terrore prendo lo specchio e mi guardo di dietro: non vedo niente, non ci sono capelli, tutti tagliati, corti, non ci sono, devo salire fino al collo per iniziare a vederli, e con il sorriso stampato in faccia continuo a dire “si si vanno bene”, me li sposto, me li metto davanti per simulare la lunghezza, mi concentro sulle punte sfilate, sul colore (bello)…ma i miei capelli non ci sono più, sono quella lunghezza stronza che si appoggia alle spalle che non si capisce se siano lunghi o corti….
Pago in silenzio, meditando su come sia stato possibile, eppure ero lì anch’io…e le cose le ho dette, non è che sono stata zitta, mi risveglio quando mi dice “digita il Pin e premi il verde” e vedo la fattura: possibile che un po’ di pappetta che chiamano maschera (tra l’altro assolutamente NECESSARIA a quanto pare) possa costare 7 euro, quasi come un piccolo tartufo…sarei proprio curiosa di sapere quanto viene a costare al povero cliente al kg la pappetta…perversione di un controller!
Conclusione: Tornando a casa mi guardo nel riflesso delle vetrine, guardo i miei capelli così maledettamente corti e mi sento proprio così: trasparente. Mi sento quel riflesso, che c’è ma che non si vede bene, che passa ma che non lascia traccia, che esiste ma di cui nessuno è preoccupato a vederne le vere sembianze ed ascoltare i desideri.
Fattore scatenante: un taglio di capelli.